TERAMO – E’ stato depositato in queste ore in procura, dai commercianti teramani, un espoto contro la Sovrintendenza ai beni culturali dell’Abruzzo, nell’ambito della controversa vicenda dei lavori di ripavimentazione che bloccano la fruibilità di Corso San Giorgio a Teramo ormai da molti mesi. A presentarlo un gruppo di commercianti della strada principale del centro storico – tra i quali i rapprentanti delle associazioni di categoria Giancarlo Da Rui, Antonio Topitti, Manuel Aceto e Daniele Di Battista -, che questa mattina si sono recati negli uffici della procura e hanno depositato la denuncia, sottoscritta da una cinquantina di esercenti di attività della zona, esasperati dalla lungaggine dei lavori, bloccati da oltre due mesi dopo il ritrovamento di reperti archeologici della antica Interamnia, ulla cui conservazione e tutela però la Sovrintendenza non esprime ancora indicazioni, impedendo così la prosecuzione dell’attività del cantiere. Nell’esposto – inviato per conoscenza anche al prefetto e al sindaco di Teramo – i commercianti lamentano proprio «i continui e ripetuti blocchi dei lavori di rifacimento delle reti dei sottoservizi e pavimentazione di Corso San Giorgio da parte della Soprintendenza ai beni culturali Abruzzesi causa ritrovamenti di reperti archeologici, blocchi che hanno messo in ginocchio tutto il settore distributivo del Corso principale e del centro storico». Alla magistratura i commercianti chiedono la verifica dell’operato della Soprintendenza, se sia «legittimo che tecnici e dirigenti impieghino mesi di tempo per decidere le scelte di salvaguardia al fine della conservazione dei reperti ritrovati. In merito portiamo l’esempio dei lavori sul terzo lotto, dove a causa del ritrovamento di reperti nella terza decade di maggio 2016 i lavori sono stati bloccati per il lato destro a salire fino alla prima decade di agosto (oltre 70 giorni ) e lo sono tutt’ora per tutta la lunghezza del lotto sul lato sinistro fronte Tercas». Corso San Giorgio, a caua dei blocchi per il ritrovamento di reperti anche nel quarto e quinto lotto, «è diventato tutto un cantiere con recinzioni di centinaia e centinaia di metri che impediscono il normale passaggio e passeggio degli avventori e potenziali consumatori, oltre che oscurare le attività commerciali dell’area arrecando gravissimi danni alle stesse in cui il fatturato per tutto il periodo estivo si è più che dimezzato». I commercianti sottolineano anche la contraddittoria strategia di intervento dell’Ente di tutela del patrimonio archeologico regionale, se da un lato «con tempi biblici si accanisce a studiare manufatti forse romani e medievali di dubbia valenza storica e culturale, dall’altra autorizza la rimozione degli storici sampietrini della pavimentazione di Corso De Michetti in sostituzione di prodotti non si sa bene se Cinesi o Indiani che nulla hanno a che fare con la storia urbanistica ed architettonica della città di Teramo».
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